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FABIO

MEZZETTI

 
Double Incastropul.jpg

opere

 
 

bio

 
 
 
 

Fabio Mezzetti è nato a Bologna il 26 luglio 1969. Ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte di Bologna (Sezione decorazione pittorica) e l’Istituto per l’Arte e il Restauro di Firenze ”Palazzo Spinelli“ (Sezione restauro dipinti su tela e tavola) conseguendo rispettivamente il certificato di Maturità Artistica e l’Attestato Professionale di Restauratore di Dipinti. 
Ha esposto in alcune mostre collettive e personali fra Bologna e la Val d’Ossola, dove vive dal 2008.

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critica

 
 
 

Come un miniatore medievale intento a comporre religiosamente pagine di codici in cui parole e immagini si compenetrano costantemente per  ricreare la bellezza divina, cosi MF (Fabio Mezzetti) scrive e sovrascrive sulla tela, con un linguaggio graffitista, segni, parole e personaggi  presi dal vasto mondo del fumetto, trasformati a tal  punto , man mano che la pittura si fa più gestuale ,rapida e immediata, da trasfigurare nel loro  ricordo. 
   “Quello che cerco è la perdita del controllo su ciò che sto creando” afferma e la gestualità, l'uso saltuario della mano sinistra, la graffiatura o l'applicazione sulla tela di strati di colore essiccato “come una epidermide dopo qualche giorno da una scottatura”, usando ancora le sue parole, gli consente di ottenere sulla tela una sorta di anarchia controllata.
   Osservando le sue opere non si può non notare una strana e misteriosa parola che compare sempre: l'INCASTROPUL.
   Una parola che che non ha un significato preciso, inventata per gioco da bambino, come rivela l'artista, inserita in modi e forme sempre diverse fino a diventare una vera e propria tag. 
   Un segno da imprimere, come una tatuatura sui suoi dipinti, popolati nella precedente produzione da animali presi da un bestiario scomposto e inquietante forse mediato da una  cultura popolare arcaica; ed in quella più recente abitati invece da  eroi mitici del fumetto come Topolino, Paperino, Pippo e altri che, amati fin dalla prima giovinezza, riemergono ricreati dalla memoria  quale pretesto per produrre pittura. 
   Certo questi personaggi sono entrati nell'immaginario di molti artisti, ma nel caso di MF non si tratta della  riproposizione fedele in ossequio al mondo disneyano idealizzato proposta dalla Pop Art o della loro  trasposizione nella contemporaneità attuata dagli streeartisti, quanto piuttosto  di una  riappropriazione attraverso la  decantazione nelle misteriose vie del loro ricordo giovanile. 
   Il procedimento preferito nella nuova produzione, che lo ha portato a produrre i quadri di una nuova specifica serie è l'uso di aureole di vario tipo, a contornarne le teste, per conferire loro sacralità: per santificarli. 
   Nata  come un  omaggio alle immagini trecentesche di Lorenzetti, Giotto e dei tanti pittori coevi , questa “aureolazione”, da simbolo religioso di irradiazione della luce solare e divina, viene usata per essere rivisitata dall'artista  in modi sempre nuovi fino a porsi talvolta come fulcro visivo dei suoi quadri.
   E' il caso di Topolino e Paperino che appaiono in  più  opere quali: “Figura in rosa con aureola” o “Doppia figura con aureola” , “Nirvana” piuttosto che Braccio di Ferro e Olivia ne “La raccolta dei funghi” o di Pippo in “Double Incastropul” dove MF gioca elegantemente con il “Double Elvis” di Warhol... e così via, sempre ben lontani comunque dal mondo idealizzato che essi esprimevano.
   In un altro dipinto Aureola n.16, a esemplificare una volta di più questa scelta, MF divide lo spazio in due parti equivalenti ma ben distinte; nella prima delle quali, su uno sfondo sporco definito da ampie pennellate bianche, campeggiano, occupando l'intero spazio, scritte scompaginate e nervose relative  al titolo e all' Incastropul mischiate a segni rapidamente schizzati di Topolini incattiviti aureolati a loro volta. 
   Nello sfondo nero dell'altra parte del quadro, a dominare lo spazio, corti raggi dorati contornano una aureola descritta questa volta da una larga e irregolare  fascia biancastra  circolare, popolata di lettere e simboli (che rimandano alla marchiatura delle carni), serve ad  incorniciare l'ennesima nemesi di Pippo incisa e graffitata nella pittura.

   Pochi colori in questo mix di segni e pennellate giocato  nella contrapposizione di chiaro e scuro che nella riappropriazione del “segno”, nella sua più vasta accezione, come linguaggio.
   “Scrivo sempre sulle tele, in pittura lo si è sempre fatto fin dall'antichità, perciò mi sembra una cosa sensata” sostiene  MF, e la energetica e selvaggia gestualità segnica delle sue opere, certamente debitrice ai maestri del graffitismo come Basquiat o Haring, come lui stesso ammette, si presenta come una ricerca costante di ritmi, scansioni ed equilibri che si muove musicalmente nei territori della contaminazione dei linguaggi.  

 

PAOLO BULGARELLI

 

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